Visitare Stromboli è un rischio, ed è giusto che si sappia. Lo avvertono immediatamente quei turisti sprovveduti che, appena scesi dall’aliscafo, fanno dietrofront verso più rassicuranti lidi:
Stromboli non è un’isola, Stromboli è la punta emersa di un vulcano attivo di tremila metri.
La sua vitalità lenta e costante ha dato il nome scientifico alla manifestazione vulcanica, ovvero qualsiasi vulcano del mondo si comporti come lo Stromboli viene definito “di tipo stromboliano”. Poi ci sono gli eventi parossistici... che sottolineano il livello di rischio, ma non è di questo che voglio parlare.
Il vero, altissimo, rischio che si corre visitando Stromboli non è provare il terrore dell’eruzione imminente, del panico e della fuga, il vero rischio è cadere preda di una malattia incurabile: la Strombolite.
All’opposto esatto di chi scappa immediatamente, può capitare di restare per sempre. Come un magnete, lo Stromboli agisce sulla parte più recondita dell’animo umano e sperimenta la sua potenza all’insaputa di chi approda sulla sua superficie.
Questo fa Stromboli: ti mette difronte a te stesso, ai tuoi limiti, alle tue paure e, di conseguenza, alle tue possibilità.
La paura della morte data dal suo fuoco si unisce alla consapevolezza dell’impermanenza che ci trasmettono le onde del mare nel loro moto perpetuo. E il risultato di questo incontro tra fuoco e acqua è l’abbandono disarmato all’Amore.
Eros e Thanatos, direbbero i colti.
Ma tutto questo io non lo sapevo quando tornai a casa, vent’anni fa. O meglio, all’apparenza tornai a casa... e appesi davanti al mio letto una foto di Strombolicchio: il contagio era avvenuto.
Posso testimoniare una forma subdola e insidiosa di Strombolite, rimasta latente per venti lunghi anni ed esplosa parossisticamente al termine del primo lockdown. È proprio vero: il tempo è relativo! Quanto più si prende coscienza della nostra caducità tanto più riemergono i bisogni primari, come un allarme di sirene, come un vulcano emerso dalle acque che dagli abissi manifesta la sua volontà di potenza.
E così mi chiesi “quale è la cosa più importante da fare prima di morire?”, la risposta fu immediata: tornare a Stromboli, e prenotai subito.
Trovarmi oggi a scriverlo qui è la conferma definitiva della pericolosità del rischio che si corre a visitare Stromboli.
Ed è giusto che si sappia.
Grande è stata la gioia di scoprire quanto sia diffusa la Strombolite, quante diverse forme ne esistano e quanto gli strombolani ne siano portatori sani nonché testimonianze viventi di ciò che ho descritto.
Questa sezione del sito è dedicata a chiunque voglia raccontare la sua esperienza folgorante al cospetto del vulcano.
Non abbiate timore di dichiararvi, la Strombolite è la dimostrazione del vostro fuoco interiore!
Sarà mia premura inviarvi il “Certificato di avvenuta affezione”, perché chi Ama Stromboli non vuole guarire!
di Francesca Difrancesco